A passeggio nell oceano

Partenza da Bora Bora il 27 agosto, e diciamo cosi addio definitivamente alla polinesia francese dopo quasi 4 mesi! All’esplorazione di nuovi continenti! (magari)
Teoricamente prima tappa Aitutaki, alle isole Cook, distanza 400 miglia. Dopo 3 giorni di attraversata approdiamo di notte in questo piccolo atollo con condizioni meteo abbastanza brutte, e dopo un quasi incontro ravvicinato con la sua barriera corallina (invisibile visto la luna nuova) e la rottura della drizza del gennaker, e constatato che tutte le carte nautiche erano sbagliate, decidiamo di ripartire subito verso Niue. Altre 600 miglia no stop e arriviamo in questa piccola isola indipendente, e ci sembra di essere tornati nel canale della manica. Blocco di corallo che spunta dall oceano, Niue non può essere più diversa da tutte le isole visitate negli ultimi 6 mesi. Le coste sono tutte alte falesie, scogliere di corallo bianco su cui si infrangono le lunghe onde del pacifico. Il tempo è tipico britannico, nuovoloso pioggia freddo vento sferzante. Proprio per questo cambio radicale dalla polinesia l’isola sembra che meriti una meritata sosta, dopo piu di 7 giorni in mare aperto no stop (senza contare la sfortunata notte ad Aitutaki). Prendiamo una boa di ormeggio, che ci sembra una super fortuna vista l’onda che infrange vicino a noi e i 40 metri di fondo. Niue è cosi a picco sul mare che non ha neanche un porto per scendere con il tender, ma hanno inventato un trucco che merita la pena di aver visto. Hanno una gettata di cemento che possiamo chiamare “molo” alta 3 metri circondata da 2 metri di onda con mare che sembra essere sempre in tempesta, e in fondo hanno messo questa gru che azioni manualmente per tirare fuori dall acqua i tender e posarli su questo “molo”.

Ora, manovrare un tender vicino a un molo alto 3 metri con difianco una barriera di corallo, cercando di tenere prua al mare per non farsi ribaltare dai 2 metri d’onda, e nel frattempo cercare di prendere il gancio che pende e attaccarlo a una cima (preparata precedentemente in modo da alzare il tender preso in 3 punti diversi), E praticamente saltare su una scaletta di acciao tutta bagnata quindi scivolosissima per “scalare” il molo, arrivare in cima e correre per azionare il meccanismo per sollevare il tender prima che questo venga sommerso da un onda, sollevarlo finalmente e posarlo sul molo, EEE tutto questo fatto senza bagnarsi fracidi, ALLORA si è degni di passare Capo Horn in tender senza infamia.

Niue quindi isola dalle emozioni forti, e non sono finite qui, purtroppo. La prima sera che io e Giovanni scendiamo veniamo subito trascinati dentro a una serata in un bar, insieme a un gallese “prezzemolino”, qualche locale e 8 norvegesi. Questi norvegesi sono 4 coppie tutti sui 30 anni, che hanno comprato tutti insieme un catamarano e attraversano il pacifico insieme per 1 anno. Ci vuole poco perchè diventiamo amici. La serata dal bar si sposta in una casa di una signora locale a suonare chitarra, e poi alle 2 di notte sul loro catamarano. Tra una birra e l’altra ci raccontano la loro storia, il loro sogno di attraversare il pacifico come avevano fatto 30 anni fa i loro padri, i soldi messi da parte, il casino organizzativo molto squadrato e preciso degno dei paesi del nord, etc etc. Poi prima di andare a “dormire”, ci regalano a ciascuno una maglietta della loro barca, Blue Marble. Eh boom la serata finisce cosi, benissimo tutti contenti, con una maglietta nuova, tanto per cambiare.
Il mattino dopo però purtroppo ci svegliamo con un appello di soccorso sul canale 16, ed erano proprio l’equipaggio di Blue Marble che chiamava! subito usciamo e vediamo che il loro catamarano si trovava sulla barriera di corallo! Tutti e 2 gli scafi appoggiati, con le derive timoni e eliche ormai che galleggiavano intorno. Vabbè cè poco da fare e da dire. Siamo stati tutto il giorno con loro aiutandoli a scaricare le loro cose dalla barca, cercando di recuperarla. Alla fine hanno aspettato l’alta marea e l’hanno tirata fuori, strisciando sul corallo e facendo ancora piu danni, e dopo di che con un’altra gru l’anno tirata fuori dall’acqua e messa sul “molo”. Il problema è stato che alla boa a cui erano attaccati si è rotta la catena a forza delle onde. Il tempo di augurare a tutti buona fortuna e Jean Louis ci fa scappare dalla nostra boa avendo paura della stessa sorte. Direzione Tonga!

Finalmente solo 3 giorni di viaggio. L’arcipelago delle Vava’u si presenta con uno spettacolo emozionante, costituito da tante piccole isole tutte verdi, con scogliere e grotte. Noi andiamo alla città di Neiafu a fare le formalità, e siccome abbiamo un problema con il dissalatore ci fermiamo in banchina qlc giorno. Le isole sono molto belle, però il tempo variabile e la mancanza di spiaggie vere e proprie non ci hanno permesso di fare molti bagni. Una cosa tipica è l’immersione con le balene, che sono li tutto l’anno e sono ormai abiutate ai turisti che immergendosi o anche solo in snorkeling vanno a salutarle.
Serate passate nei molti bar per navigatori a forza di happy hour, dove si incontrano vecchi amici e nuovi amici, e si guarda il rugby, sport nazionale vista la vicinanza con la nuova zelanda. Dopo 5 giorni eccoci che riprendiamo il mare, tutto un pò di fretta come sempre, verso le Fiji! per questa attraversata si è unito anche il prezzemolino gallese, che ci allieta i turni di notte raccontandoci cazzate sugli inglesi birra dopo birra.
Nell’attraversata dovremmo passare il 180esimo meridiano, esattamente dall’altro capo del mondo rispetto a Greenwich. Cerimonia prevista con champane e fois gras. Non si passa tutti i giorni questo meridiano…

Video del recupero del catamarano:

foto di Jean Louis (le mie saranno online a breve, speriamo):
http://picasaweb.google.com/103666023277602457909?gsessionid=7ZCNMMLIMw4M2fkfPVw9TA

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