IL Pacifico

Pacifico

Ed eccomi qui a scrivere in mezzo al pacifico. è il 20 aprile, per me, e mentre invece in italia è gia il 21 e sono le 2 di notte io sono sotto il sole cuocente circondato dall’immensità dell oceano. Siamo partiti da San Cristobal delle Galapagos il 20 aprile mattina, quindi questo è il difficile undicesimo giorno. Difficile perchè so di essere solo a metà! E’ una sensazione che avevo gia provato durante l’altra attraversata, dopo il decimo giorno è come se fossi ritornato a quando ero un bambino seduto in macchina dietro al papà che guidava da almeno 100 mila km, o così mi sembrava, e io e mio fratello attacavamo con il ritornello: Siamo arrivati?!Quanto manca?!Siamo arrivati?!E ORA?!

Dopo 10 giorni penso di aver gia fatto tutto quello ke la mia mente può pensare di fare, ho letto libri e riviste, guardato film in qualsiasi lingua, fatto mille esercizi (qualche, siamo sinceri), doccie (che non è scontato), messo a posto, fatto il bucato, pescato (ho tirato su un dorado di 10 kg andando a 9 nodi con il gennaker, non ho sentito più le braccia per 3 giorni, e di certo non era per gli, ehm, esercizi), cucinato, dormito, dormito ancora un pochino xk non ero sicuro se prima avevo dormito abbastanza e volevo esserne certo, pensato. eh si, fortunatamente l’ultima attività mi porta via un sacco di tempo, cioè piu ke altro mi aiuta a sprecarne molto, ed è sempre divertente perdersi nei propri pensieri, giocarci, pensare a quante persone potrai incontrare, pensare alle mille opportunità che potrai incontrare andando avanti. sognarteLE. infatti, come dice un mio caro amico, “un sogno ben fatto è un mezzo progetto”.

Vabbe mettiamoci il cuore in pace, ora non siamo più bambini, Mr Brightside ci farebbe notare che abbiamo già fatto 1900 miglia e ne mancano solo 1200, una sciocchezza, però purtroppo il vento sta cambiando e ci costringerà a fare una rotta a zigzag sprecando cosi miglia diventate ormai più preziose dell’oro.

Ora invece è il 26 aprile. Avevo visto giusto il vento è girato a EST e se uno guardasse la nostra barca dall’altro ci prenderebbe per ubriachi al volante. Ma è normale, è la vela. Se avessi voluto andare dritto mi sarei imbarcato su una barca a motore (giammai!). La “crisi degli 11 giorni”, come la chiamo io, è passata, e il tempo ha ripreso un suo andamento tranquillo e ciclico. Nella vita “a terra” i giorni passano senza che ce ne accorgiamo, infatti 2 settimane volano tra impegni aperitivi e cose da fare. Veniamo distratti, siamo frenetici, abbiamo fretta, e così perdiamo il valore delle piccole cose. In mare invece è l’oceano che dà il ritmo, la vita e il tempo è come se seguissero le onde, il vento, il sole. “La trinità del Dio del mare” (cit.).
Abbiamo fatto 2900 miglia, ed è il 17 giorno, quindi ho battuto ben 2 record personali, la distanza e la durata. e, mi sento bene.

sto pure scrivendo un giornale di bordo, giorno dopo giorno, cosa mai fatta manco quando sono lo skipper, e cosa piu difficile sto studiando disperato il francese. eh si xk stando solo con francesi ke nn parlano altro ke francese ed essendo in procinto di passare 5 mesi in polinesia francese dove manco a dirlo parlano solo francese mi ha posto in condizione sine qua non di dover imparare, indovinate un pò, il FRANCESE! All’inizio lo ritenevo di una difficile complicatezza, o se preferite di una difficoltà complicata, ma riflettendoci, e perdendoci molto tempo nel farlo, sono giunto alla conclusione che se noi riteniamo una cosa impossibile ci mettiamo subconsciamente già nella condizione di trovare molte difficoltà, e viceversa se la pensiamo alla nostra portata ci sarà più facile riuscirci.
Quindi la sfida alla lingua continua, tra dispense grammaticali dizionari libri polizieschi e film sottotitolati. e, anche, la vita quotidiana.

Ed eccola li, FATU HIVA, la prima isola delle Marchesi, Polinesia francese. Dopo esattamente 19 giorni spaccati e 3371 miglia, e nessun incidente, il 29 aprile alle ore 6 (ora locale) siamo atterrati alla famosa Baia delle Vergini. Non fatevi ingannare dal nome come ho fatto io, immaginandomi piroghe piene di bellissime polinesiane che mi portavano collane di fiori e frutta fresca. Inizialmente il nome della baia datole dagli spagnoli era di baia delle “Verghe”, dalla inconfondibile forma delle roccie che la carattarizzano. Successivamente sono arrivati i missionari cattoloci che hanno prontamente, e meno male, convertito il nome, aggiungendo una semplice i, passando da “verges” a “vierges” (che vuol dire appunto vergini in spagnolo).

Piani per il futuro: passaremo un paio di settimane in giro per le Marchesi, muovendoci per Hiva Oa e Nuku Hiva; dopodichè andremo nel bellissimo arcipelago delle Tuamotu, atolli corallini fantastici, e ci resteremo una decina di giorni o 2 settimane; così da ritrovarci verso la prima settimana di giugno a Papeete, capitale di Tahiti, a sua volta capitale della Polinesia Francese. e poi..si vedrà!

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